Il Santuario di Atena

Aspetti archeologici del Parco Marino di Punta Campanella

L’orizzonte cultuale nel quale si inserisce il culto di Athena di Punta della Campanella è un orizzonte che “integra terra e acqua, litorale e mare aperto in rapporto alle esigenze ideali della navigazione”. Il culto può “legittimamente considerarsi rivolto al patrocinio dell’accesso marittimo del Golfo sin dall’età arcaica. Athena del resto è effettivamente idonea a sovrintendere alla navigazione quanto ad abilità pratica ed intelligente, tecnica sagace della rotta e del passaggio”. Il rapporto privilegiato intrattenuto dalla dea con il fondatore mitico del suo santuario sorrentino, Odisseo, è indicativo in tal senso.
Sul famoso Santuario di Athena di Punta della Campanella, la cui fondazione mitica è attribuita a Ulisse (Strabone, V, 247), esisteva fino ad un decennio fa una scarsissima documentazione, tanto da indurre qualche studioso a localizzarlo, senza alcun fondamento probante, in punti diversi del territorio di Massa Lubrense. In anni recenti la frequentazione cultuale del promontorio è stata ampiamente documentata dalla metà del VI secolo alla prima metà del II secolo a.C. senza alcuna soluzione di continuità.
I vasi rappresentati nella stipe votiva (deposito degli ex voto) sono essenzialmente legati al rito della libagione che per la Campanella è documentato dalle fonti (Stazio, Silv., III, 2, 22). Ben rappresentati sono anche contenitori e oggetti connessi con il servizio del Santuario.
E’ ormai certa la pertinenza della stipe votiva all’Athenaion e l’ubicazione del Santuario stesso, che Strabone (I, 22 – V, 247) colloca proprio sull’estremità del promontorio e cioè nel punto in cui è più breve il tragitto per Capri.
Definitiva conferma alla localizzazione del Santuario di Athena sulla punta estrema del promontorio di Punta Campanella è venuta infine dalla eccezionale scoperta (1985) di un’epigrafe rupestre in lingua osca della prima metà del II sec. a.C. Si tratta di un’iscrizione di carattere pubblico che menziona tre Meddices Minervii (Magistrati di Minerva) che appaltarono e collaudarono i lavori dell’approdo/scala di levante che conduce al Santuario. Il restauro dell’approdo è probabilmente da mettere in rapporto con l’arrivo da Roma nel 172 a.C. (Livio XLII, 20, 1-3) di una deputazione del Senato romano che, così come avevano stabilito i Decemviri dopo la consultazione del Libri Sibillini, doveva procedere a sacrifici propiziatori in onore di Athena in conseguenza di un prodigio verificatosi sul Campidoglio.
Il vuoto di documentazione a partire dalla seconda metà del II sec. a.C. dimostrerebbe che il culto di Athena cadde nell’oblio durante gli ultimi anni della Repubblica, anche se il nome latino della dea continuò a caratterizzare il promontorio, come si legge nei documenti medievali che riguardano la Torre di avvistamento, in Boccaccio (Dec. V, 6) e nei vari portolani fino al ‘700.