Uno squalo nella rete da pesca. E’ accaduto nei giorni scorsi a Massa Lubrense nelle acque dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella. Si tratta di un esemplare di squalo Mako (Isurus oxyrinchus), lungo circa mezzo metro. Una femmina di pochi giorni finita accidentalmente in una rete da pesca legale e autorizzata. Purtroppo, non è stato possibile salvarla. Lo squalo Mako è un temibile predatore, tra i più pericolosi e spietati. In qualche caso ha attaccato anche l’uomo. Appartiene alla famiglia del famigerato squalo bianco ed è un protagonista fondamentale del romanzo di Hemingway “Il vecchio e il mare”: divora il Marlin faticosamente pescato dal vecchio Santiago.
Presente nel Mediterraneo, non è però molto diffuso e la sua presenza è in calo. I maschi possono raggiungere i 2-2,5 metri di lunghezza e le femmine anche i 3, ma ne sono stati pescati e avvistati anche di più grossi. Alla nascita misura circa 60 centimetri. Il Mako è una delle poche specie di squalo che, come il Bianco, è in grado di saltare fuori dall’acqua anche oltre la lunghezza del proprio corpo, fino a ben 6 metri dalla superficie. La sua dieta è tipica ed è costituita da calamari, totani, tonnetti, sgombri, ma può attaccare anche pesci spada e tonni. E’ un ottimo nuotatore per lunghe distanze.
“La presenza dello squalo Mako nel mare del Parco testimonia ancora una volta l’ottima salute delle acque e degli habitat pelagici – osserva Roberto Sandulli, professore di Zoologia e Biologia marina presso l’Università Parthenope di Napoli – Peccato che questo ‘piccolo’ sia rimasto intrappolato accindentalmente nella rete da pesca e che non sia stato possibile salvarlo”.