Quasi due chilometri di rete da pesca sono stati rinvenuti stamattina intorno al Vervece in piena zona A del Parco Marino. L’intervento di recupero delle circa dieci reti attaccate tra loro non è stato semplice ed è durato tre ore. Lo scoglio della Madonnina era quasi del tutto circondato dalle reti che arrivavano ad una profondità di circa 40 metri. Le reti, perfettamente funzionali e regolarmente dotate di natelli e piombi, sono state posizionate da un grosso peschereccio. Il recupero è stato realizzato dal personale dell’Area Marina Protetta con il sub Calogero Volpe e dagli uomini della Capitaneria di Porto di Massa Lubrense coordinati dal Maresciallo Renato Carbone. All’interno delle reti anche diversi pesci che sono stati liberati. L’episodio, grave perché in piena zona A, si è ripetuto altre due volte ultimamente ma nei due casi precedenti non era stato possibile provvedere al recupero delle reti, perché qualcuno lo aveva già fatto tempestivamente, anticipando l’intervento delle Forze dell’Ordine. Stamattina, invece, grazie anche alla collaborazione di alcuni pescatori di Marina della Lobra che hanno messo a disposizione le attrezzature, tutto è andato per il verso giusto. L’operazione è stata effettuata con il battello GC 271 della Guardia Costiera di Massa, con la Pilotina dell’Area Marina Protetta e con un peschereccio di Marina della Lobra.

“E’ molto grave che un pescatore professionista agisca di frodo al Vervece, quando ha a disposizione molte altre zone dove poter pescare legalmente”, dice il Maresciallo Renato Carbone, Comandante della Capitaneria di Porto di Massa Lubrense. “Chi ha gettato le reti più volte in questi ultimi tempi, e pensiamo sia sempre lo stesso soggetto, ha agito in totale dispregio delle norme e dell’alto valore naturalistico della zona. Cercheremo di individuarlo ma intanto terremo gli occhi aperti affinché un episodio del genere non si ripeta”.

I vertici del Parco Marino, intanto, dal Presidente Liberata Persico al direttore Antonino Miccio, esprimono soddisfazione per l’operazione portata a termine con il sequestro delle reti. “E importante continuare a lavorare con la piena collaborazione di tutti”, sottolinea ancora una volta il direttore Miccio. “Anche in questo caso la segnalazione ci è pervenuta grazie alla sensibilità di un centro immersioni e di un sub che ha individuato la rete. Per tutelare l’Area Marina è fondamentale la sinergia tra quanti sono impegnati sul territorio: dalla Capitaneria di Porto, agli operatori turistici, alle associazioni ambientaliste”.

L’Osservatorio Ambiente e Legalità dell’Area Marina, gestito da Legambiente, sottolinea come sia sempre più necessario un giro di vite nei confronti di quanti agiscono nell’illegalità. “Purtroppo l’episodio non è isolato”, spiega Raffaele Di Palma dell’Osservatorio. “Non bisogna assolutamente abbassare la guardia. Sarebbe importante, anzi, individuare e punire i responsabili in modo da scoraggiare altri malintenzionati, come in parte è già stato fatto con i datterari”.